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“Sei l’arcangelo portiere?”, ha chiesto. “No, sei in terapia intensiva!”, è stata la risposta per Sammy Basso. “Perfetto. Allora sono vivo!”.

Lo scorso 28 gennaio Sammy Basso, 23enne malato di progeria, è stato sottoposto ad una lunga e delicata operazione al cuore. Che oseremmo definire anche storica. La patologia di Basso, conosciuto in questi anni per il suo impegno a favore della scienza e della ricerca, è nota come “sindrome dell’invecchiamento precoce”. E anche il suo cuore non è quello di un ventenne. Tant’è vero che la valvola aortica si era deteriorata e doveva essere sostituita con una protesi in tessuto biologico.

Un intervento ad alto rischio per un paziente in condizioni normali, figuriamoci per lui, entrato in sala operatoria consapevole dei rischi che correva, ma col coraggio che lo ha sempre contraddistinto. Lo ha raccontato in una conversazione con il Corriere della Sera, a una settimana dall’intervento: “Quando ho visto la sala operatoria ho pensato, qui mi gioco tutto. Sono sorretto dalla fede e non ho paura ma stavolta ho davvero avuto la sensazione che fosse finita, sapevo che il battito si sarebbe potuto fermare da un secondo all’altro”.

Il primo grazie, al risveglio, è andato ai medici dell’ospedale San Camillo di Roma. Basso, uno dei 5 italiani affetti da progeria (nel mondo si contano circa un centinaio di casi) e tra i malati più longevi di sempre, è in cura da anni negli Stati Uniti. Ma per questo intervento è stata scelta l'”équipe che fa miracoli”, coordinata dal professor Francesco Musumeci.

L’intervento, il primo di questa natura su un paziente affetto da progeria, è riuscito perfettamente. E Sammy Basso, che nel 2018 si è laureato in Scienze naturali all’università di Padova, sta bene. Vince un’altra battaglia nella sua vita molto speciale.