La sifilide è una malattia che si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti e, se non trattata in tempo e in maniera adeguata, può causare anche la morte di feti e neonati.
Questa complessa infezione, sessualmente trasmissibile, è causata dal batterio Treponema pallidum. Fu descritta per la prima volta nel XVI secolo e si ritiene che sia stata importata dalle Americhe dopo i primi viaggi degli spagnoli. Nei Paesi industrializzati, l’incidenza della patologia è calata verso la fine del 1800, per poi avere un ulteriore o picco dopo la Prima guerra mondiale. Dopo la Seconda guerra mondiale, invece, grazie anche alla disponibilità di metodi diagnostici efficaci e al trattamento con antibiotici, la malattia ebbe una nuova riduzione, ma recentemente la sua incidenza è di nuovo in aumento soprattutto nei Paesi industrializzati e in via di sviluppo.
L’Ecdc, che monitora la salute e le malattie in Europa, afferma che complessivamente, sono oltre 260.000 casi di sifilide segnalati da 30 paesi dal 2007 al 2017. In particolare, nel 2017, i tassi di sifilide hanno raggiunto il massimo storico con oltre 33.189 casi. Questo significa che per la prima volta dall’inizio degli anni 2000, la regione europea ha segnalato più casi di sifilide rispetto ai nuovi casi del virus dell’Hiv.
I cinque Paesi più colpiti sono: Gran Bretagna, Germania, Irlanda, Islanda e Malta – e con una diminuzione del 50% o più in Estonia e Romania. Quasi due casi su tre tra quelli segnalati tra il 2007 e il 2017, inoltre, riguardavano uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Gli uomini eterosessuali hanno contribuito invece al 23% dei casi e alle donne il 15%.