Il termine “catastrofe”, dal greco cata-strophé (kata-strofhe), è un evento che si caratterizza per la veloce e pressoché totale variazione di tendenza, in grado di modificare radicalmente o dare una nuova forma ad una struttura. Anche se nel linguaggio comune, la “catastrofe” evoca eventi disastrosi, crolli, accanto alle catastrofi rovinose, ve ne sono molte utili o necessarie.
Ogni forma, struttura o equilibrio appaiono solo superficialmente come statici: lo stato raggiunto nel corso dell’evoluzione personale non è altro che la risultante di molteplici operazioni di cambiamento, di stravolgimento e di conflitto, non sempre visibili e consapevoli.
La crescita è legata a doppio filo con la presenza di stati di crisi che disorientano, mettendo in discussione le conoscenze, le certezze e le prospettive costruite. Proprio su questo terreno così sconnesso, ma nutriente per la mente, il pensiero può assumere nuove forme, soprattutto se supportato da condizioni ambientali in grado di promuoverne la crescita: gli elementi che si mobilitano in questi stati sono nuove opportunità che se colte, con l’aiuto di uno psicoterapeuta, divengono spunto e supporto per la costruzione di una struttura in grado di tollerare e rendere vantaggiose le inaspettate e mutevoli condizioni ambientali, sia in termini concreti che relazionali.
La comune esperienza della previsione catastrofica, legata a limitanti convinzioni che ciò che è successo in passato si ripeterà necessariamente in futuro, blocca la persona in uno stato di passività obbligandola ad impersonare la parte dell’osservatore non partecipe della propria vita. Tutto questo rinforza le convinzioni d’inadeguatezza: “Questa situazione/compito è troppo difficile. Non riuscirò ad affrontarla!”. Il punto è come si fa a sapere, prima, ciò di cui non si è fatta esperienza?
Riconoscere e fare esperienza delle proprie capacità toglie dall’insana dinamica del dover essere sicuri prima ancora di provare. L’esperienza psicoterapica propone di esaminare la questione da un’altra prospettiva: conoscersi come soggetto attivo e responsabile degli accadimenti che ci riguardano.
Considerata la naturale attrazione verso il noto e lo sforzo che ogni giorno applichiamo al mantenimento di un modello comportamentale familiare, già sperimentato e a volte risultato poco efficace e dispendioso, l’emergere di un nuovo pensiero, la possibilità di fare esperienza dello sconosciuto crea paura e tumulto psicologico, ma questo sviluppo irruente e disordinato potrebbe essere l’inizio di una crescita (cfr. W.R. Bion, 1985) e di maturazione. Ogni evoluzione è una successione di evoluzioni, separate da bruschi salti.
Dott.ssa Zena Cavallaro
Psicologa con formazione specialistica in Psicoterapia Psicoanalitica
Roma