Sono oltre 600mila gli italiani colpiti dall’Alzheimer, una malattia che colpisce il cervello e, giorno dopo giorno, la vita stessa.
Coloro che ne sono affetti perdono pian piano il contatto con il mondo: dimenticando il nome degli oggetti, a riconoscere le persone più care, e la perdita della parola.
La ricerca continua per cercare di trovare i modi per curarla, ma ecco allora che arriva la terapia del treno e della bambola.
Ideata dalla nuova struttura inaugurata proprio oggi nel Pio Albergo Trivulzio a Milano. Ebbene, queste due nuove terapie, non prevedono l’utilizzo di farmaci, ma si basano su strategie alternative.
La cosiddetta “pet therapy” si avvale di bambole studiate e realizzate al fine di favorire il contatto relazionale e attivare risposte tattili che favoriscano la diminuzione di aggressività e di agitazione.
La terapia del treno, invece, serve per limitare i disturbi scaturiti dalla scarsa accettazione dello spazio chiuso e dal conseguente desiderio di fuga.
Il morbo di Alzheimer non è altro che una forma di demenza senile, la più diffusa, caratterizzata dalla perdita graduale e inarrestabile delle funzioni cerebrali.
Alla base della malattia c’è una lenta e progressiva degenerazione dei neuroni in tutte le aree della corteccia cerebrale, ed è proprio la degenerazione dei neuroni che comporta il declino delle capacità cognitive.
Si comincia così col perdere la memoria a breve termine, difficoltà a orientarsi e riconoscere il luogo in cui ci si trova, incapacità di ricordare eventi passati e compiere ragionamenti astratti, fino a che il paziente non è più in grado di camminare, mangiare e parlare.
L’ascolto della musica, la presenza di un animale e la compagnia di una bambola sono terapie alternative che danno buoni risultati. Metodi che qualche mese fa vennero discussi dagli esperti riuniti in occasione del X Congresso dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP), a Gardone Riviera (BS).