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Sono sette i medici che sono stati condannati con l’accusa di omicidio colposo dopo la morte, avvenuto nell’aprile del 2004, di una paziente ricoverata nel reparto di ginecologia dell’Istituto materno infantile di Palermo.

Tra loro, c’è anche il primario della Ginecologia dell’Imi del capoluogo siciliano, Giuseppe Catalano, e il suo ex aiuto Corrado Tiberio, oggi primario al Sant’Antonio Abate di Trapani.

Ad entrambi sono andate le pene più alte, ovvero: 4 anni e 6 mesi. Due invece gli assolti.

A un altro medico, Renato Venezia, il giudice aveva dato un anno e tre mesi, per poi sospendere la pena a condizione che accetti di svolgere lavori socialmente utili non retribuiti per tre mesi.

Disposti anche risarcimenti per le parti civili, rappresentate dagli avvocati Salvatore Petronio e Tommaso Greco.

Accursia Attardi, questo il nome della donna di Sciacca, deceduta a 31 anni, mentre era in attesa del primo figlio. La donna era rimasta incinta grazie alla fecondazione assistita.

Seguita a Bologna, era stata colta da sindrome da iperstimolazione ovarica e si era rivolta ai medici palermitani.

In ospedale però, secondo i periti ascoltati durante il processo, la donna fu abbandonata a se stessa per 24 ore, senza ricevere l’assistenza e le cure necessarie, fino a quando non morì.

Dopo il decesso, cartella clinica venne falsificata. La morte della signora Attardi sarebbe stata provocata dalla mancanza di albumina, non somministrata in tempo, nonostante fosse evidente che la donna ne aveva una grave carenza.