E’ una rivoluzione del sistema penale della Santa Sede, quella apportata da Papa Francesco con il Motu pubblicato nella giornata di ieri. Il Pontefice ha introdotto le sanzioni penali per gli abusi sui minori, ha abolito l’ergastolo sostituendolo con una reclusione da 30 a 35 anni, ha introdotto sanzioni agli enti vaticani per i delitti commessi dai loro dipendenti, ha disposto l’estensione della giurisdizione penale sui reati contro la sicurezza del Vaticano.
Per quanto riguarda i delitti sui minori: il Papa ha infatti disposto norme molto severe nei confronti di tutti i dipendenti della Curia, del personale diplomatico e dei nunzi apostolici. L’obiettivo è quello di intraprendere una lotta contro la pedofilia, causa di numerosi scandali e polemiche nella Chiesa. Tale provvedimento coinvolge dunque anche coloro che lavorano in organismi collegati con la Santa Sede, sia che trovino o meno sul territorio vaticano. Bergoglio ha stabilito pene specifiche anche per coloro che commettono delitti contro l’umanità, genocidio, apartheid e tortura.
Relativamente, invece, all’abolizione dell’ergastolo, che entrerà in vigore dal primo settembre, è stato sostituito con una reclusione da 30 a 35 anni. Quest’ultima è una riforma che a buon diritto ha una valenza storica, visto che da questo punto di vista non veniva riformata dal 1929.
Ci sono importanti novità, poi, anche sul furto di documenti. Le nuove norme prevedono l’aumento delle pene per la sottrazione di documenti riservati dagli uffici vaticani.
Il nuovo provvedimento del Santo Padre, prevede infine che gli organi giudiziari del Vaticano possano esercitare la giurisdizione penale anche su reati commessi contro la sicurezza, gli interessi o il patrimonio della Santa Sede e contro ogni reato la cui repressione è richiesta da un accordo internazionale ratificato dalla Chiesa, se l’autore si trova nello Stato della Città del Vaticano e non è estradato all’estero.