Ieri, presso l’obitorio del Comune di Napoli è stata eseguita l’autopsia sulla salma del cantautore partenopeo Pino Daniele, decisa dai pm romani, che vogliono accertare se la morte della star poteva essere evitata.
In sostanza l’esame della salma dovrebbe rivelare se la corsa, ‘in auto’ da Grosseto all’ospedale Sant’Eugenio di Roma fatta con la compagna, abbia complicato oppure no il difficile quadro clinico dell’artista.
Forse, portarlo nell’ospedale più vicino, gli avrebbe permesso di vivere ancora per un po’. In Procura sono state sentite alcune persone informate sui fatti e al momento sembra non ci siano indagati.
Intanto emerge, solamente, che il cantautore è morto per una «insufficienza cardiaca». Il Professor Enrico Marinelli, che ha partecipato all’esame in qualità di consulente della ex moglie del cantante, Fabiola Sciabbarasi, ha rivelato che «l’autopsia rappresenta un’attività interlocutoria che non può dare risposte definitive» e che per avere un quadro definitivo si dovranno eseguire «ulteriori accertamenti sui prelievi fatti con esami istologici e di altra natura».
Ma, per conoscere la verità passeranno alcuni mesi. Il cardiologo di fiducia, di Pino Daniele, Achille Gaspardone, è invece convinto, che l’artista: «Stava sufficientemente bene quando mi ha chiamato, poi tutto è precipitato. Non mi aspetto molto dall’autopsia».
Fabiola Sciabbarasi ex moglie di Pino Daniele, vuole vederci chiaro. Vuole sapere da Amanda Bonini, attuale compagna della star perché non ha portato l’ex marito a Roma e non all’ospedale più vicino.
Ma la Bonini continua a ripetere che«è stato Pino a chiedere di voler andare a Roma». Guerra dunque sulle cause che hanno provocato il decesso dell’artista.
E a conti fatti, sembrerebbe inoltre, che la famiglia di origine, rimasta quella che era, non voglia nulla ma abbia preteso semplicemente, di poterlo salutare a Napoli, per un’ultima volta.
E’ solo scettica sul fatto che Pino abbia chiesto di essere cremato e di rimanere in Maremma, perché anche un brano inedito, da lui composto, una sorta di testamento, farebbe intendere che fosse desiderio di Pino ritornare ed essere sepolto nella sua città.
Una cosa è certa. Si apprende in queste ore che Daniele ha a Roma una casa dalle parti di piazza Mazzini in cui oggi vive la moglie Fabiola Sciabbarrasi con i figli Sara, 18 anni, Sofia, 13, e Francesco 8; uno studio di registrazione in via Sabotino, ormai dismesso dopo la sua decisione di andare a vivere in Toscana; una villa sull’Aurelia, in cui aveva girato un videoclip ai tempi di «Iguana cafè».
Alla primogenita Cristina e al secondogenito Alessandro aveva comprato diverse case a Roma. Alla prima moglie Dorina, al momento del divorzio, aveva donato la villa di Formia, dove era proprietario anche di un altro appartamento.
Il Maremma, dove viveva da un anno con la compagna Amanda Bonini, si tratta di una villa dell’Ottocento, costruita dai Colonna, una nobile famiglia latifondista: composta su due piani da circa 150 metri quadri l’uno, trasformati poi in dependance.
Con la Sciabbarrasi era rimasto incantato davanti al giardino di circa un ettaro che lo circondava, dalle fila altissime di cipressi che ne coprivano i quattro lati tanto da decidere di vivere lì e di trasformare la residenza, arricchendola con una piscina, un giardino all’inglese con olivi secolari, un arredo antico.
Il valore di oggi sarebbe di circa tre milioni di euro, ma che ne potrebbe valere anche il doppio, proprietà che dovrebbe essere divisa a metà con Fabiola.
A Orbetello, c’è poi anche il Tuscany Bay. Un jazz bar, ristorante deluxe e stabilimento balneare con trenta dipendenti nella stagione calda e dieci in quella invernale, con un fatturato di 880.000 euro l’anno. Il 4 novembre scorso la compagna era stata nominata amministratrice unica dell’azienda, la cui proprietà è per il 90% del cantautore e il 10 di Alessandro suo figlio.
Daniele nel 2011 aveva vinto anche il bando comunale per aggiudicarsi la struttura, ex colonia marina ristrutturata con parcheggio, per 18 anni, con un canone annuo di 102.000 euro più Iva.
In ultimo, ci sarebbero i proventi derivanti dalla carriera del cantautore che recentemente, come per tutti, si erano molto diradati sul fronte discografico, ma estesi su quelli dei tour, oltre che sui proventi Siae e diritti d’autore (350.000 euro nel 2013, ultimo anno certificato).
Sessantamila euro l’estate scorsa, per i concerti fatti con la sua band, 110.000 per quelli con la Roma Sinfonietta che l’avevano portato ad esibirsi a Caserta. Poi c’è il tour di «Nero a metà», partito l’estate scorsa dall’Arena di Verona sino ad arrivare al Palapartenope di Napoli per i suoi ultimi concerti napoletani.
Ora dipenderà tutto dal testamento, con la speranza che possa essere chiaro, e mettere a tacere tante bocche. Il testamento dovrebbe esserci, anche perché i familiari più stretti lo hanno rivelato, dicendo che è volontà dell’artista di essere cremato ed essere portato in Maremma.
Ma non sono dello stesso avviso i fratelli e i nipoti che sostengono che Pino, volesse tornare a Napoli alla sua morte, tant’è che avrebbe scritto un brano inedito (il cui testo e stato diffuso in questi giorni da tutti i media), una sorta di testamento che farebbe intendere questa sua volontà.