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Si è tenuto oggi, il processo d’appello per l’omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne strangolata il 26 agosto del 2010.

A parlare, per la prima volta, da quando è stata arrestata, è Cosima Serrano, zia della vittima e madre di Sabrina Misseri, entrambe condannate all’ergastolo.

La donna cerca in tutti i modi di convincere la sorella, madre di Sarah, della sua innocenza.

Si è parlato tanto di invidia, gelosia, ma non ho mai sentito che tipo di gelosia, invidia, di quale rancore? Ci siamo sempre aiutati l’un l’altro tra genitori e sorelle, quando Concetta ha avuto bisogno di me sono stata sempre presente, sempre a disposizione, non me lo facevo ripetere due volte”, ha detto Cosima Serrano. E ancora, rivangando tra le dicerie di paese: “Alcuni amici di Sarah le dicevano che il padre era un delinquente. Noi mai detto questo, lo può dire anche Claudio (fratello di Sarah, ndr)

E riferendosi al delitto: “Dopo la scomparsa di Sarah ho pensato avesse avuto un incidente”. Il 26 agosto 2010, quando Sarah scomparve, “ho detto ‘magari è successo qualcosa in strada, forse l’hanno investita e portata in ospedale’, e ho chiamato mia sorella dicendole di chiamare in ospedale”.

Capisco mia sorella, forse al suo posto avrei detto di peggio, ma in cuor suo sa che non c’entriamo nulla”.

Pronta la replica della mamma di Sarah, Concetta ai giornalisti: “Cosima deve prendere la sua responsabilità e raccontare la verità. Siamo sempre allo stesso punto, non ha fatto altro che ripetere quello che ha detto prima“.

Cosima continua a proclamarsi innocente, ma in aula sono state lette oggi anche le trascrizioni di alcune intercettazioni telefoniche, su cui la Corte aveva chiesto una perizia tecnica.

Tra queste, la telefonata del 7 ottobre 2010, quando il contadino di Avetrana era stato appena arrestato, perché aveva fatto ritrovare il corpo della ragazza in un pozzo in campagna in contrada Mosca. Erano all’incirca le quattro del mattino quando il cellulare di Michele Misseri, che stava per essere trasferito in carcere, squilla. Dall’altro capo Sabrina, chiede al padre: «Perché non me lo hai detto subito, papà?». «Perché l’hai fatto? Io non me lo so spiegare. Tu non hai fatto mai niente di male, perché quel momento? Che ti è successo?» .

Le altre due sono partite sempre dal cellulare di Sabrina, la stessa notte: una, precedente a quella con il padre, alla zia e una ad uno dei legali della famiglia Scazzi, l’avvocato Walter Biscotti.

C’è chi dice che queste cambierebbero la posizione di Sabrina, mentre secondo gli altri, che la ragazza sapesse di essere intercettata.