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In un’Italia dove di musica ce n’è tanta, ma se ne studia poca, in cui è la tv a fare il personaggio, anzichè la bravura il musicista, c’è un artista che si ostina a girare sostenendo che “una canzone è opinabile: ad uno può far impazzire, ad un altro non piacere per niente; saper usare bene uno strumento no: uno che la chitarra la sa suonare si vede subito!”.

È Alex Britti, musicista e cantautore, che ieri, alla Fnac di Milano, ha presentato il suo libro con DVD “Nelle mie corde” nel quale abbandona i suoi ruoli tradizionali per farsi maestro d’eccezione di quello strumento, la chitarra, con cui “gioca” dall’età di 8 anni.

Il progetto gli è stato proposto anni fa e, dopo un lungo e faticoso corteggiamento, è finalmente andato in porto. Inizialmente si diceva contrario perché, a sua detta, si è sempre sentito “l’antididattico per eccellenza”, che dopo aver provato tutti i tipi di studio canonico dello strumento (dalle lezioni private al conservatorio) con scarsi risultati, ha deciso di prendere per maestri i grandi chitarristi ed esercitarsi ad imitarli ad orecchio dai dischi…con la chitarra in mano per lui la parola d’ordine non è impegnarsi, ma divertirsi!

Nasce con questo spirito Nelle mie corde: non c’è un maestro severo con un rigido metodo didattico, ma, come Alex stesso ha detto, “un amico un po’ più grande e che suona da più tempo di te che ti dà qualche dritta”.

Il DVD presenta Alex in persona che mostra e spiega “in italiano semplice” ciò che intende insegnare, il libro è invece la traduzione in “musichese tecnico” (che Alex non “mastica”) fatta ad opera del chitarrista Marco Manusso.

Insomma, al contrario di quel che si dice, non tutti gli artisti sono superbi e gelosi delle proprie tecniche, c’è anche qualche generoso, come Alex, che decide di regalare la sua esperienza a musicisti ed appassionati in una raccolta di preziosi consigli musicali, espressi in modo semplice, alla portata di tutti, anche di chi (come lui) pur non essendo in grado di leggerla, ama e sente la musica che, in effetti, “viaggia attraverso le orecchie, non gli occhi”.

di Maria Chiara Silleni