La procura di Trani ha iscritto nel registro degli indagati i due capistazione che hanno dato il via libera ai treni che si sono scontrati martedì mattina, intorno alle 11.30, del 12 luglio.
L’accusa per loro è di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo.
“È vero quel treno non doveva partire. E quella paletta l’ho alzata io: non sapevo che da Corato stesse arrivando un altro treno per questo ho dato il via libera”. Così si difende il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, intervistato da Repubblica e La Stampa.
La moglie lo difende: “In questa storia anche noi siamo delle vittime. Siamo disperati ma un solo errore non può aver causato tutto questo”.
Poi Piccarreta continua dicendo: “Non è pensabile dare la colpa di quello che è successo soltanto a un errore umano. Non è così. Ho fatto partire io quel treno sono stato io ad alzare la paletta. C’era confusione, i treni erano in ritardo e..”.
L’altro indagato è Alessio Porcelli, il capo il capostazione di Corato, mentre una terza persona indagata secondo il pm che segue il caso, potrebbe essere un ferroviere.
Ma cosa è accaduto? C’è stato solo un errore umano, ipotesi prevalente tra gli inquirenti, o anche un guasto tecnico che ha azionato il semaforo? Il procuratore aggiunto Francesco Giannella: “Non ci fermeremo assolutamente alle prime responsabilità. L’errore umano è soltanto il punto di partenza di questa storia”.