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E’ arrivato l’accordo tra Italia, Germania e Francia, al margine di un incontro durato oltre due ore. Il tema trattato è molto caldo: si parla di emergenza e di immigrazione, in vista della riunione informale dei ministri degli interni dell’Ue fissata per giovedì 6 luglio a Tallinn, in Estonia.

Tra i punti trattati la regolamentazione delle azioni e dei finanziamenti delle Ong e i fondi per consentire alla Libia il controllo delle coste, l’esternalizzazione delle frontiere europee nel Paese africano e poi un rilancio del piano di ricollocamento, riscrivendone i termini per permettere di sbarcare i migranti in altri Paesi Europei.

L’intesa è stata raggiunta nel corso di una cena di lavoro iniziata a Parigi tra i ministri dell’Interno dei tre Stati (Marco Minniti, Gérard Collomb e Thomas de Maiziere) e il commissario europeo Dimitris Avramapoulos. Un incontro convocato per discutere di “un approccio coordinato e concertato” alla crisi migratoria nel Mediterraneo e “per vedere come poter meglio gestire l’emergenza italiana, con aiuti concreti”, dopo la minaccia formulata nei giorni scorsi di chiudere i porti italiani agli sbarchi.

Uno dei punti dell’intesa sarebbe la necessità di limitare la libertà di movimento delle navi delle Ong, vietandogli l’ingresso in acque libiche.

Inoltre le navi delle Organizzazioni non governative dovranno spegnere il trasponder di bordo per la localizzazione e fare segnali luminosi; e la ‘regia’ delle operazioni dovrebbe essere gestita in maniera più precisa sotto il controllo della Guardia Costiera. Il protocollo sulle Ong potrebbe portare al blocco dell’accesso in porto a chi non è in regola.

Ma non solo. Richiesta anche maggiore trasparenza sui finanziamenti e porti di destinazione. Più complessa appare invece la possibilità di coinvolgere altri soggetti, come Malta.

Altro argomento molto spinoso, tra quelli trattati, è stato quello della distribuzione dei migranti. L’Italia chiede all’Europa impegni concreti e certi e alcune modifiche.

Con le regole di oggi in vigore accedono alla relocation solo i richiedenti asilo di nazionalità con un tasso medio di riconoscimento pari o superiore al 75%. Una soglia troppo alta, che l’Italia chiede di rivedere.