Claudio Salvagni, uno dei difensori di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo anche dalla Corte di Appello di Brescia, per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha lanciato, all’indomani della sentenza una vera e propria provocazione, dicendo: “Il Parlamento faccia una norma: perché se c’è il Dna non si faccia nemmeno il processo, altrimenti è una farsa”.
Il legale sostiene infatti che il Dna presenta “numerose anomalie” e la procedura seguita non ha rispettato i criteri stabiliti dalla comunità scientifica internazionale.
In ambienti giudiziari, il giorno dopo la sentenza, si apprende che è stata una camera di consiglio “normale”, nonostante le 15 ore di camera di consiglio, in linea con i tempi richiesti da una processo complesso.
I giudici hanno dato ragione al procuratore generale, Mario Martani, che aveva chiesto la conferma della sentenza emessa un anno fa dal Tribunale di Bergamo. Bossetti è rimasto impassibile al momento della lettura del verdetto. Poi, come ha riferito uno dei suoi legali, ha “pianto” nella sua gabbia.
Il legale ha aggiunto, insieme a Paolo Camporini: “Aspettiamo le motivazioni ma il ricorso in Cassazione è scontato. Questa sera abbiamo assistito alla sconfitta della giustizia”. Il muratore prima di lasciare l’aula, scortato dalla polizia penitenziaria, ha avuto solo il tempo di salutare la mamma. Presente anche la moglie dell’imputato.
“Giustizia è stata fatta”: questo invece il commento dell’ avvocato di parte civile, dell famiglia Gambriasio, Enrico Pelillo.