Un'onda che si infrange nera sull'oro di una spiaggia deserta, sotto il cielo livido di un tramonto che è quasi notte: è l'intensa marina di Gustave Courbet, che andrà ad arricchire la collezione della Galleria D'arte moderna e contemporanea di Roma, come l'imponente Allegoria sul lavoro di Carlo Carrà appena acquisita per la Pinacoteca di Brera o la tenera, bellissima Santa Prassede di Antonio Carracci, salvata due anni fa da una vendita all'estero, che si può ora ammirare a Bologna, nelle sale della Pinacoteca nazionale. Tra il 2016 e il 2017 sono 151 le opere d'arte comprate dal ministero dei beni culturali e destinate a musei e istituti culturali statali, Roma, 25 novembre 2017. ANSA/UFFICIO STAMPA MiBACT ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++
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Negli ultimi due anni il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha acquisito 151 opere al patrimonio dello Stato che sono state destinate ai musei e agli istituti culturali statali. Si tratta di sculture, fotografie, porcellane, disegni, ma soprattutto quadri; il loro valore ammonta a 4 milioni di euro, e sono stati effettuati dalla Direzione Generale archeologia, belle arti e paesaggio e sono avvenuti su proposta delle locali Soprintendenze agendo in prelazione su compravendite private o in acquisto coattivo per evitarne l’esportazione.

“Arte restituita ai cittadini”, dice il ministro Franceschini, rivendicando l’importanza per la tutela del patrimonio del fondo ministeriale dedicato a queste acquisizioni, le cui risorse nella legge di bilancio 2018 “sono state aumentate di altri 4 milioni di euro”. E al ministro arrivano questa volta anche gli applausi dello storico dell’arte Tomaso Montanari, animatore del cartello di associazioni Emergenza Cultura. “E’ una buona notizia che ricorda agli italiani che esistono e resistono le soprintendenze che Franceschini questa volta ha ascoltato”, commenta all’ANSA il critico militante, Presidente di Giustizia e Libertà.

Le opere acquisite dalla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio con il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico Belle Arti, sono un tesoro, di arte e di cultura. Dove alle tele del Cinquecento si mescolano ai piatti di porcellana con lo stemma reale, capolavoro settecentesco della Manifattura Ginori di Doccia e alle armi, come nel caso della particolarissima “Corseca”, una sorta di lancia in ferro degli inizi del XVI secolo andata al Polo Museale dell’Emilia Romagna per il Castello di Torrechiara a Langhirano. E ancora, una collezione etnografica di quasi cento pezzi fatta di delicate statuine in legno, fibre vegetali, argilla, conchiglie che ora andrà ad arricchire la collezione del Museo Preistorico Pigorini di Roma. E che dire, dei disegni di Gino Severini? Pure questi come la Santa Prassede di Carracci fermati dall’ Ufficio Esportazioni sono entrati a far parte della collezione del Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi.

Quindi, tra le opere che potremo nuovamente ammirare nelle collezioni pubbliche, ci sono anche il Ritratto di Abbondio Rezzonico, di Pompeo Batoni, per la Galleria nazionale di Palazzo Barberini, una marina di Gustave Courbet, del 1871, destinata alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, dove andrà anche la Composizione di tranquillanti, del 1961, di Giulio Turcato. E inoltre, l’Allegoria del lavoro, di Carlo Carrà, alla Pinacoteca di Brera, la Pittura 718/Astratto, del 1954, di Carol Rama, per la Galleria Sabauda di Torino, la Santa Prassede di Antonio Carracci, alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e tante altre.